lunedì 29 febbraio 2016

L'amore: eros, filia o agape? - Matteo Brembilla


Oggi vi proponiamo un altro elaborato sull'amore scritto dal nostro compagno Matteo Brembilla, che ha analizzato le tre concezioni dell'amore e ha composto anche una poesia!

Nel mondo ci sono tre tipologie di amore fin dai tempi dei filosofi greci come Socrate, Aristotele e molti altri. Queste tipologie vengono citate anche nella Bibbia.
Esistono tre sfere: la prima, Eros, è un amore sensuale, ossia un desiderio di possedere un'altra persona e, secondo me, non è un amore vero perchè è fondato sull'egoismo... è come considerarsi padroni di un'altra persona, quindi si prova gelosia se l'altro fa nuove amicizie. Questo sentimento negativo è comune a uomini e donne. Il fidanzato o la fidanzata possono sentirsi manipolati e non è una cosa giusta: tutti siamo uguali e quindi valiamo allo stesso modo.
La seconda sfera è la Filia, l'amore tra amici e verso i parenti, un amore fondato su un rapporto di libertà dove tutti valgono allo stesso modo, visto che l'uomo è un animale con un cuore, un cervello e un pensiero. L'amico è quella persona su cui possiamo sempre contare, perchè starà sempre dalla nostra parte. Come dicono gli inglesi: “ A friend in need is a friend indeed “. Ad un amico possiamo confidare qualsiasi cosa, perchè non tradirà mai la nostra fiducia; inoltre non ci prenderebbe mai in giro né ci giudicherebbe. Infine, due amici hanno spesso molti interessi in comune. Questo fatto è la base della complicità tra due persone.
La terza ed ultima sfera è quella dell'Agape. Questa parola indica il senso di fraternità che dovrebbe accomunare tutti gli esseri umani. E' quella forma di amore che nutriamo spontaneamente verso i nostri simili: uno spirito di solidarietà e aiuto reciproco determinato dalla comune appartenenza alla specie umana. E' questo il presupposto da cui nasce la stessa democrazia: un contesto sociale di reciproco soccorso, dove la libertà di ciascuno è delimitata da quella degli altri. E' proprio nella libertà che si realizza al massimo l'amore.



L'amore è quello che provi per il tuo prossimo
 e per il tuo migliore amico.

E' l'amore che ti toglie
il sonno, la fame, la sete.

E' l'amore di chi ti sta vicino
 senza chiedere nulla in cambio,
 l'amore che doni senza avere niente in cambio.

E' generosità, altruismo, sacrificio.

E' il desiderio di felicità e libertà condivisi.


Matteo Brembilla

sabato 27 febbraio 2016

L'amore: eros, filia o agape? - Andrea Chironi

Anche il nostro compagno Andrea Chironi ha espresso il suo pensiero sull'amore, nelle sue forme... e noi vogliamo condividerlo con voi!


L’amore è un sentimento che nasce dal cuore e si manifesta in diverse forme: l’amore per l’ambiente, per il prossimo, per gli animali, per la famiglia e per una ragazza o un ragazzo. In questo caso diventa un’emozione che non puoi controllare, che ti fa arrossire e battere forte il cuore.
Abbiamo studiato in letteratura l’amore tra Dante e Beatrice, è famoso quello tra Giulietta e Romeo, tra Orlando e Angelica e molti altri.
Anche oggi si parla d’amore, esprimendolo attraverso canzoni, parole e poesie.
L’amore è anche un sentimento che ognuno prova in modo diverso: chi lo vive con gioia, chi con sofferenza, chi passa la vita a cercarlo.
Il mio pensiero è che non si può vivere senza amare e senza essere amati. L’amore fa fare grandi cose e grandi gesta, ma a volte bastano anche delle piccole azioni per far capire all'altro che gli vogliamo bene.

Andrea Chironi

L'amore: eros, filia o agape? - Andrea Biadigo

Ecco a voi un inno alla filia scritto dal nostro compagno Andrea Biadigo, un esempio di come questo tipo di amore possa riempirti la vita e sia importante per noi adolescenti, ma anche per gli adulti!

La filia, ovvero l' amore tra amici, è una cosa fantastica, forse la più bella del mondo! L'amico è colui che è sempre disposto ad aiutarti e consolarti nei momenti difficili, ma è anche presente nei momenti più allegri della vita.
Ecco, il mio amico Christian è proprio uno di questi. È una persona fantastica, molto simpatica e divertente. Sin dal primo giorno di scuola ho capito subito che lui era una persona eccezionale. Siamo infatti diventati subito amici, e siamo ancora una coppia perfetta. Passiamo l'intervallo prevalentemente insieme; giochiamo e parliamo quasi sempre: prima e dopo scuola. Non ci separiamo neppure durante le vacanze estive. L'estate scorsa siamo andati insieme in barca, sono andato a casa sua più volte a giocare ed è anche venuto in montagna con me. Christian è per me il fratello che non ho mai avuto, l'amico e confidente e, dato che anche lui è figlio unico, spero pensi lo stesso di me. Come tutte le coppie di amici si arriva anche a litigare per sciocchezze, ma ci si riappacifica subito. Solo una volta il nostro litigio è durato qualche giorno di troppo, perchè per sbaglio gli ho graffiato il telefono mentre stavamo giocando fuori scuola, alla fine però mi ha perdonato; l'amicizia vince su tutto. Ci aiutiamo sempre con i compiti; ad esempio, se ho delle difficoltà con un esercizio lui me lo spiega, o viceversa. Alcune volte quando prendiamo dei brutti voti, ci consoliamo a vicenda con le nostre battute umoristiche che ci tirano su il morale. Siamo il confidente l'uno dell'altro anche quando il tema sono le ragazze, se ce ne piace una ce lo diciamo e troviamo insieme il modo di conquistarla. Christian è un amico perfetto, non si dà troppe arie, è simpatico e sincero. Insomma è il mio braccio destro. Spero di poter dire lo stesso quando fra molti anni da vecchietti ci guarderemo alle spalle e rideremo dei nostri giorni alle medie.
Un altro esempio di filia è l'amore tra genitori e figli. Il più forte legame del mondo. I miei genitori sono la cosa più bella che ho. Sono simpatici, brillanti, ma anche un po' severi, come tutti credo. Mia mamma infatti è intransigente con lo studio, perciò pretende sempre da me il massimo. La cosa buona è che, avendo fatto il liceo linguistico, mi può aiutare a prepararmi in inglese e francese. Ad esempio l'altro giorno mi ha aiutato a prepararmi per la verifica di inglese e ciò ha avuto i suoi risultati dato che è andata benissimo. Mio papà invece è rigido sull'educazione. Una sua fissa è il rimanere composti a tavola e finire sempre quello che mi mettono nel piatto. Ho capito però che anche queste loro “pecche” sono una forma di amore nei miei confronti. Mi insegnano infatti a crescere bene. Crescendo, ho imparato che i genitori non dimostrano il loro amore nei nostri confronti soltanto accontentando i nostri capricci, ma anche la sgridata e la negazione  possono essere segno di amore. Con i miei genitori prevale comunque l'amore bello e allegro. Giochiamo e ci divertiamo tutti insieme. Siamo un gruppo molto unito e complice. Condividiamo le stesse passioni: per gli animali, la natura e... per la Juventus.
Concludendo posso dire con certezza che la filia è uno dei sentimenti più forti, ma non dimentichiamo l' amore tra un ragazzo e una ragazza... ma questa è un'altra storia!
Andrea Biadigo

venerdì 26 febbraio 2016

TravelFoscolo2.C - Itinerario linguistico dell'Inghilterra

Complimenti a Elisa Barsella, Irene Bottazzi e Charlotte von Mallasz!
Buon percorso linguistico dell'Inghilterra a tutti!

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TravelFoscolo2.C - Itinerario religioso dell'Inghilterra

Complimenti a Matteo Brembilla, Carlotta Butti, Andrea Biadigo e Alice Guarisco!
Buon percorso religioso dell'Inghilterra a tutti!

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TravelFoscolo2.C - Itinerario gastronomico dell'Inghilterra

Complimenti a Marco Battaglia, Isabel Magnelli e Marta Mantero!
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TravelFoscolo2.C - Itinerario naturalistico dell'Inghilterra

Complimenti a Elena Casella, Enrico Gilardoni e Alice Senafarre!
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mercoledì 24 febbraio 2016

L'amore: eros, filia o agape? - Irene Bottazzi

Anche Irene Bottazzi ha espresso i suoi pensieri sull'amore e ha anche composto una poesia... era proprio ispirata!

L'amore è un sentimento che provano tante persone, che può far bene o male. Le persone si scambiano tante parole, una di queste è "ti amo" che, per me, è soltanto per aprire un discorso. Si ama chi decide di avere una persona al proprio fianco, che pero può non essere sempre quella giusta. Per me l' amore più ricco di significato è quello tra parenti, la filia; ci sono parenti che per nulla al mondo ti lascerebbero, quelli che dicono ti amo davvero, e non per riempirsi la bocca. Sono quelle persone che non vedono l'ora di vederti e di strapparti un sorriso. Per me è più significativo perché ci sono tante persone che ti amano, perché il tuo cuore si riempie di gioia, felicità, amore, e tante altre emozioni diverse, per tutti i parenti. Ad esempio, se non vedo un parente per un po' di tempo, ce n'è sempre un altro pronto a consolarmi e a starmi vicino. Così si ha sempre una persona al proprio fianco, e per me questo è amore: avere sempre una persona che ti aiuta, una che ti  consola, e un'altra che ti fa da migliore amico, insomma avere tante persone al proprio fianco che ti amano.

Ti amo perché...
...sei la persona che mi sta vicino
...sei la persona di cui mi posso fidare
...sei tu
Cosa sei per me…
...sei la cosa più cara che ho
...unica
...speciale
...bella
… sei tu non cambiare per gli altri
Cosa fai per me...
...mi fai sorridere
...mi vuoi bene per quello che sono
...mi ami
TI AMO NON LASCIARMI !!!!!!!

Irene Bottazzi


L'amore: eros, filia o agape? - Edoardo Bedetti


Ecco un altro originale elaborato sull'amore, composto dal nostro compagno Edoardo Bedetti, che sembra avere già le idee molto chiare in materia!

Una parola abusata:  amore


In questi giorni ricorreva la festività di San Valentino e in classe abbiamo parlato di amore. La prof. ssa di italiano ci ha parlato di tre grandi filosofi greci che diedero alla parola amore tre tipologie di significato e cioè l’amore sensuale di Eros, l’amore libero e paritario di Filia, l’amore come dono totale di Agape.

L’uomo parla di amore, però, purtroppo, verso gli animali questo sentimento non prevale, come se non fossero esseri viventi meritevoli di rispetto.  Guardando bene anche l’uomo è un animale, anche se è capace di riflettere sulla sua esistenza.  Questa sua capacità non gli risparmia però di distruggere anche la natura e con natura intendo i vegetali, l’aria,  l’acqua e la terra; insomma il pianeta Terra. Allora se proprio bisogna parlare di amore, io credo che questa parola debba avere un significato universale e non egoistico. In fin dei conti l’amore che noi vediamo quotidianamente è limitato a poche persone e appena usciamo fuori dal nostro contesto familiare, la difficoltà nel mettere in pratica questo sentimento è notevole. In questo momento nel mondo esistono varie guerre e interi popoli si spostano per sfuggire alla morte: dov’è l’amore? Dov’è l’amore quando si inquinano interi territori con l’uccisione  di piante e animali? Dov’è l’amore quando si costruiscono le armi di distruzione di massa? Anche la religione che mette in primo piano la parola amore si macchia di crimini disumani.  Forse mi sto ponendo troppe domande... dovrei invece pensare solo a quella ragazza che mi piace e trovare il coraggio di farmi avanti!

Edoardo Bedetti


Scrittura creativa giallo - Carlotta Butti

Siamo orgogliosi di presentarvi un racconto giallo appassionante e ricco di suspance, uscito dalla penna della nostra compagna Carlotta Butti! Chissà se dopo averlo letto accetteremo ancora le amicizie di sconosciuti su Facebook?! ;-)



Christine si guardò allo specchio per qualche secondo poi telefonò alla madre per dirle che era uscita con John. “Rientrerò verso le undici” le disse “non preoccuparti” e riattaccò. Sperava di risolvere il tutto in un’ora e che la misteriosa ragazza che l’aveva contattata via Facebook, dicendole di essere una sua compagna di scuola, si presentasse per dirle “alcune cose importanti” come le aveva accennato via chat. “In un’oretta” pensava “risolverò tutto e potrò raggiungere John per il nostro appuntamento settimanale”. Uscì di casa e si avviò verso la fermata della metro, poco distante da casa sua. Quando vi arrivò la vide: una ragazza dall’aspetto familiare, di qualche anno più grande di lei, con i capelli lunghi, neri e liscissimi, la carnagione pallida e vestita completamente di nero. Quest’ultima, come la vide,  chiuse il cellulare e le andò incontro con un sorriso. “Tu sei Christine vero? Piacere io sono Rachel. Vieni, ti devo dire alcune cose importantissime.” le disse, senza neanche farla parlare. La prese per un braccio e la condusse in un sottopassaggio. Le pareti erano cosparse da disegni, il pavimento era tutto sporco e chiazze d’umidità rendevano il posto ancora più schifoso e inquietante. Christine cominciò ad agitarsi: perché era andata lì? Perché quella strana tipa la stava portando in quel posto?
 “Siamo arrivati?” chiese la ragazza a Rachel, con la voce ridotta ad un sussurro. Quest’ultima non rispose, ma continuò a camminare, come se conoscesse bene la strada. Proseguirono ancora per diversi metri fino a quando, improvvisamente, Rachel si voltò e le sorrise in modo enigmatico. Christine non fece in tempo a dire nulla che si sentì stringere il collo. “Tuo padre pagherà caro per avermi rubato la moglie.” disse una voce maschile. La “prigioniera” cercò di girarsi per vedere in viso chi le stesse parlando in modo tanto minaccioso, ma non ci riuscì: una mano le stringeva violentemente la nuca. Rachel era lì che contemplava la scena con un ghigno minaccioso stampato sul volto. Dopodiché prese un coltello dalla tasca e lo passò all’uomo. Christine si sentì gelare, ma non fece in tempo a dire nulla perché  gli venne conficcato nel collo. La ragazza cercò di urlare per farsi sentire, ma dalla bocca le uscì nient’altro che un grido strozzato. L’ultima cosa che vide, prima di crollare a terra, fu il ghigno minaccioso sulla bocca del suo assassino.
Passò un’ora, due, tre. Nessuno passava di lì ma, finalmente, verso le undici meno un quarto, Padre Jacopo (Parroco della parrocchia frequentata da Christine) notò il corpo abbandonato. Si avvicinò con cautela e, con orrore, vide che quello era il corpo di una ragazza. Prese il telefono e chiamò immediatamente la polizia: in meno di un quarto d’ora il sottopasso era gremito di gente; dal canto suo, l’anziano prete era circondato da detective che gli chiedevano i dettagli. Quando però arrivò l’ambulanza, il Parroco per poco non svenne: i medici avevano girato il corpo e lui aveva riconosciuto Christine. Chiamò subito i genitori, ma si capiva che per la ragazza non c’era più nulla da fare: era morta sul colpo. La madre e il padre della giovane arrivarono dopo pochi minuti. La donna piangeva, sconvolta, mentre l’altro tempestava di domande i poliziotti e i detective. Padre Jacopo si diresse dalla madre della ragazza. “Oh Parroco” disse questa tra le lacrime “chi è stato, chi è stato? Oh, povera la mia Christine…ora dovremo sborsare un sacco di soldi per  il funerale, per tutti questi agenti, per i detective…oh, già in casa nostra i soldi non girano, in più, anche questa disgrazia ci doveva capitare?!”
Padre Jacopo pensò che non era carino pensare ai soldi quando la loro figlia era morta,  ma non disse nulla, se non qualche parola di incoraggiamento. Poi però gli venne un’idea: “Signora” disse “io ho un cugino che collabora con la polizia e, in passato, sono già stato ingaggiato come aiuto-ispettore.  Anche se non le posso assicurare una riuscita del caso in tempi brevi, potrei occuparmene io in forma gratuit…“ ma non fece in tempo a finire il discorso che la donna cominciò ad abbracciarlo, coprendolo di mille ringraziamenti. Quando finalmente si staccò per comunicare la notizia al marito, Padre Jacopo riuscì a mandare via la folla di curiosi che si era radunata e congedò anche i vari poliziotti e agenti del caso. Per ultimi se ne andarono i medici, che portarono via il cadavere. Solo verso mezzanotte, l’anziano prete riuscì a tornare nei suoi appartamenti e, solo allora, si rese conto della responsabilità dell’incarico affidatogli.
Il giorno dopo però, si alzò presto e si diresse verso la casa della ragazza. Trovò la madre seduta sul divano con gli occhi arrossati e il padre che camminava nervosamente per la stanza. “Buongiorno” disse “sarei venuto per…” ma subito il padre di Christine cominciò a sbraitare: “io l’avevo  detto che quel ragazzo con cui usciva era un deficiente! Mia moglie mi ha detto che ieri nostra figlia era uscita per andare ad un appuntamento con lui!” urlò. Il parroco-detective si sedette, prese dalla sua borsa un blocco e una penna e si annotò quello che glie era stato appena detto. “C’è qualcun altro di cui sospettate?” chiese. La madre della vittima, che fino a prima era stata zitta, disse con la voce rotta dal pianto: “Christine odiava molto il suo prof di matematica. Diceva che l’aveva presa di mira e che le dava ripetizioni che non le servivano a niente…anche se, devo ammettere, mi sembra strano che sia stato lui.” Padre Jacopo scribacchiò qualcosa sul blocco e disse:  “ci sono altre persone di cui sospettate? Qualcuno che possa aver agito per vendetta, per odio…?”.
“Potrebbe essere stato Federic Squirrell…vive solo con la figlia a duecento metri da qui…diciamo che ho…problemi con lui…” disse il padre di Christine, lanciando un’occhiata sfuggente alla moglie che però guardava in basso.
 “Conti…in sospeso? E di che tipo?” chiese l’anziano uomo. L’altro cominciò visibilmente ad agitarsi: “Ascolti, sono scaramucce da nulla…non soffermiamoci su questi dettagli…”. Padre Jacopo trovò tutto questo alquanto insolito, ma non disse nulla e si congedò. Si diresse immediatamente verso la casa dell’uomo con la figlia, i due sospettati che avevano messo tanto in imbarazzo il padre della vittima. Suonò e le venne ad aprire una ragazza che, quando seppe che il parroco era venuto per chiederle alcune cose, fece una faccia strana. “Potrei vedere tuo padre?” chiese il “detective”. La giovane non disse nulla, ma guidò Padre Jacopo in una stanza abbastanza buia, con le pareti coperte da arazzi viola e marroni e le tapparelle abbassate per metà, dove un uomo dai capelli brizzolati leggeva il giornale. “Papà…” disse la ragazza. L’uomo alzò gli occhi e, trovandosi davanti ad un sacerdote, si alzò dalla poltrona e gli porse la mano, presentandosi e invitandolo a sedersi.  “Sono qui per conto del padre di Christine Marshall. Ieri notte, la figlia è stata trovata morta in un sottopasso: lei ne sa qualcos…” ma non fece in tempo a finire il discorso che l’uomo cominciò a strepitare: “IO? Io dovrei aver ucciso la figlia di quel tale? Ma scusi, con quale accusa viene a dirmi questo? E poi, dico, lo sa quello che fa il padre di quella ragazzina?” disse, avvicinando il suo viso a quello del prete. “Quel verme esce con mia moglie!” urlò.
“Chiedo scusa, non sapevo fossero questioni così…personali. In ogni caso grazie della disponibilità e arrivederci.” disse l’altro alzandosi  e avviandosi verso la porta. Una volta fuori si diresse velocemente verso la scuola, continuando a pensare a quello che gli aveva detto Mister Squirrell. “Ecco perché il padre di Christine era così imbarazzato!” pensò, mentre varcava il cancello dell’istituto scolastico. Mentre camminava per i corridoi, fiancheggiando le aule, fortuna volle che sentisse i discorsi di due docenti: “Certo che Mister Blake poteva evitare di venire al Consiglio d’Istituto…è un tale incapace…ma perché non se ne sta  buono in aula ripetizioni…voglio dire, l’unico prof maschio della scuola che, al posto di guardare le cose da un’ottica diversa, da’ ragione alle colleghe del corso A…questa scuola cadrà a pezzi…” disse una delle due. Padre Jacopo tese l’orecchio ma le due insegnati si erano allontanate. Fece quindi dietrofront e uscì dalla scuola: il prof di matematica non poteva essere stato, visto  che aveva partecipato al Consiglio d’istituto.
Proprio in quel momento, la campanella suonò e un’orda di studenti si catapultò fuori dalle aule. Quando il Parroco riuscì a farsi largo tra la folla di ragazzi urlanti, vide un ragazzo con i capelli rossi che rideva con i suoi amici: ne era sicuro, era John, il ragazzo di Catherine. “John!” gridò. Il ragazzo si voltò e lo salutò. “Buongiorno Don” disse “come posso aiutarla?”.
“Vieni ragazzo” rispose l’anziano parroco “ti devo parlare”. John salutò i suoi amici e si incamminò verso casa, con Padre Jacopo che lo accompagnava. “Ascolta John” gli chiese quest’ultimo a bruciapelo “ieri hai visto Christine?”.
Il ragazzo abbassò gli occhi e disse: “In verità no. Le avevo spedito un messaggio tramite Facebook, nel quale la invitavo fuori a cena, e lei aveva accettato.  Ci dovevamo vedere verso le otto e mezza di sera, ma  non si è presentata.”
“Ma Christine ha Facebook sul cellulare?” domandò ancora il prete.
“No, sul portatile.” rispose l’altro.
Padre Jacopo lo ringraziò molto e si incamminò verso la casa della vittima. Vi entrò e, senza neanche salutare, chiese il portatile della ragazza.
“Il portatile? E perché? “chiese la madre.
Il sacerdote non rispose ma si limitò ad accendere l’apparecchio. Una volta avviato, entrò subito su Facebook e controllò le chat.  Effettivamente John aveva invitato la ragazza verso le otto per un appuntamento ed era anche vero che Christine aveva accettato. Padre Jacopo non riusciva a venirne a capo. “Sicuramente qualcuno ha mentito.” pensò. Ritornò distrattamente nella schermata principale e vide che, risalente più o meno alla stessa ora del messaggio precedente, ce n’era un altro, dove la ragazza veniva invitata a presentarsi, circa per le sette e mezzo, nel sottopassaggio della fermata della metro all’angolo. “Ci siamo” pensò il parroco “sento di essere vicino alla soluzione.” Andò a vedere il mittente e….bingo! era proprio Rachel Squirell, la figlia di Federic. Il “detective” chiamò immediatamente la polizia e, quando arrivò, dopo aver illustrato le prove, si diresse verso la casa del colpevole. Questa volta venne ad aprire l’uomo che, capendo di essere stato scoperto, confessò la verità: era stato lui, con il pretesto di vendicarsi, ad uccidere Christine.
“Come io ho perso mia moglie, anche lui ha perso la figlia.” disse con una risatina perfida, mentre gli agenti gli legavano i polsi e lo spingevano in una volante della polizia dove lo aspettava la figlia. Padre Jacopo chiamò i genitori della ragazza che arrivarono trafelati giusto in tempo per vedere la macchina sparire in lontananza con le sirene spiegate. Il sacerdote-detective raccontò  loro lo svolgimento delle indagini ma non poté evitare di raccontare la storia della relazione segreta tra il padre della vittima e la moglie dell’assassino, cosa che provocò un litigio furibondo tra i due coniugi. Padre Jacopo, capendo di aver combinato un mezzo guaio e volendo evitare di venire coinvolto in qualche altra indagine, si allontanò frettolosamente pensando che, da allora in avanti, avrebbe fatto solamente il Parroco senza immischiarsi in faccende così complicate.

Carlotta Butti

lunedì 22 febbraio 2016

Scrittura creativa giallo - Alice Senafarre


Anche la nostra compagna, Alice Senafarre, ha scritto un fantastico racconto giallo ambientato a New York! Buona lettura!

Delitto a New York

Il tenente Paul viene chiamato dalla centrale di polizia, poiché a pochi chilometri da New York è stato compiuto un omicidio. Paul deve subito andare ad investigare sul caso, sperando di trovare qualche indizio da utilizzare per trovare l’assassino.                                                                       Siamo a New York, una grandissima città dove risiede una ragazza di nome Christine, da poco laureata ed interessata alla carriera di veterinaria, in quanto molto legata agli animali. Vicino a dove risiede c’è un bar, chiamato “The Aperol Bar”, che frequentava spesso. Di solito in questo bar ci andava di mattina presto per fare colazione e poi, accompagnata dal taxi, si recava al lavoro. Finita la faticosa giornata di lavoro andava a prendere la metro per tornare a casa dai suoi due meravigliosi cani. Ma quel giorno, precisamente una notte d’inverno, le cose non sono andate così e lei non è arrivata più a casa, perché è stata trovata morta proprio lì in metropolitana. Il tenente Paul deve scoprire il movente e si mette all’opera. Fa delle indagini e scopre che i genitori della ragazza, un anno prima erano stati coinvolti in un incidente d’auto molto grave in cui erano morti i genitori di un ragazzo e loro ne erano stati la causa, non avendo rispettato una precedenza. I genitori di Christine ne erano usciti vivi, e il ragazzo era rimasto orfano. Il tenente Paul scopre in seguito a delle indagini che il ragazzo, di nome Tom, era il barista del bar, che frequentava sempre Christine e non aveva ancora accettato la morte dei suoi genitori ed era assetato di vendetta. Il tenente Paul va sul posto del delitto e con i suoi uomini fa delle ricerche e trova, abbandonato in un bagno della metro, un coltello insanguinato. Scopre che sul coltello ci sono delle impronte, grazie all’aiuto della polizia scientifica, e anche se il ragazzo finge di avere un alibi (dice che quella sera era in compagnia di amici) Paul capisce che è lui l’indiziato numero uno, lo fa arrestare, confrontando le impronte che corrispondono esattamente e arriva alla conclusione che Tom è l’assassino. Il ragazzo voleva vendicarsi della morte dei genitori e siccome i responsabili erano il padre e la madre di Christine, Tom decide di uccidere la ragazza.
Dapprima il barista nega tutto, poi dopo un interrogatorio del tenente Paul che gli mostra pure la prova schiacciante delle impronte, crolla e confessa.
Il caso è chiuso, ma che dramma per due famiglie!!!

Alice Senafarre

L'amore: eros, filia o agape? - Anna Colombo



 In occasione di San Valentino, in classe abbiamo parlato di Amore...quello con la a maiuscola!  Abbiamo riflettuto sul suo significato profondo, citando anche la Bibbia e i filosofi antichi, che avevano già distinto i suoi molteplici significati in tre grandi categorie: eros, filia e agape. 
La Prof. poi ci ha chiesto di esprimere liberamente le nostre opinioni in merito a questo sentimento, che ciascuno di noi prova o ha provato sicuramente in una o più delle sue forme. 
Questo è l'elaborato, scritto da una nostra compagna, Anna Colombo, che ci ha colpiti di più...


Il verbo amare significa donare senza nulla esigere in cambio. L’amore è, perciò, un sentimento quotidiano che si manifesta nell’anima di ciascuno di noi in tutte le sue sfaccettature: un amore felice, un amore infelice, un amore proibito e perciò impossibile, un amore ricambiato o non ricambiato, un amore sincero e libero e un amore forzato e perciò costretto ed ancora, un amore segreto e un amore risaputo, che a volte può far rallegrare, a volte può far rattristare, che a volte trascina colui che ama in uno stato euforico oppure in uno stato deprimente, un amore duraturo, ovvero un legame saldo o precario e volubile. E potrei  continuare fino a quando su ogni foglio di carta venga impresso ogni tipologia di amore conosciuta. In amore si è sempre in due: colui che ama e colui che è amato. Ma, alla base dell’amore e di tutte le sue sfaccettature stanno, però,  tre tipologie di quest’ultimo che racchiudono l’emblema di questa parola. La prima tipologia è sottointesa come Eros; non so se definirlo un vero e proprio amore, ma lo definirei più come ossessione amorosa dove, anche se è presente il rispetto reciproco, ciò che conta per colui che ama non è la felicità altrui, bensì la propria. Per quanto ne sappia mi sembra  un amore spinto, forzato. Secondo i greci, questa tipologia, includeva una passione carnale, ma io non riesco ad interpretarlo diversamente da un sentimento “preso alla leggera”, deriso, un cuore che rischia di spezzarsi inutilmente, posso perciò affermare che, secondo me, Eros è l’amore più brutale: se non è serio può ferire colui che è amato, respingerlo, illuderlo. La seconda forma di amore è chiamata Filia, alla base della quale sta il rispetto reciproco e il bene comune di coloro che si amano che, anche quando soffrono, sono “uniti nella sofferenza”. Quello di Filia è un amore puro, sincero e leale. L’ultima tipologia, quella che si rispecchia con gli attuali ideali in amore è chiamata Agape, dove, colui che ama dona tutto se stesso pur di veder sorridere la persona amata.  A volte è costretto al sacrificio di qualcosa a lui caro; considerato tutto è forse l’amore più infelice, ma anche il più puro che esista. Sino ad adesso ho parlato dell’amore coniugale,  ma l’amore può essere anche visto come amicizia o come legame parentale; in tal caso valgono sempre i pilastri riportati antecedentemente. Sebbene io non abbia ancora vissuto l’amore da una prospettiva di innamoramento, posso affermare con certezza di aver vissuto dei legami parentali e delle amicizie molto intense, anche se non tutte sono andate a buon fine. Dalla mia esperienza personale ho capito che non c’è cosa più brutta di un amore sottomesso dalla propria volontà. Ora voi penserete che se un amore è sottomesso dalla propria volontà ciò sia voluto liberamente. Ma non sempre: non c’è cosa più triste che voler bene ad una persona che di bene non ce ne vuole ed esserne consapevoli.  L’amore va seguito giorno dopo giorno per far sì che maturi e dia vita ad esperienze significative. Concludo ringraziando tutti coloro che mi vogliono bene e me ne hanno voluto, perché grazie a loro sono riuscita a scrivere queste righe e a crearmi un’idea personale su quanto ho potuto dire e spero che tra qualche anno qualcuno mi consentirà di aggiungere qualche riga a questo testo.

Anna Colombo

sabato 20 febbraio 2016

Leggere è...anche saper leggere il vento!

Oggi vogliamo presentarvi la recensione di "Aria" di Miriam Dubini, scritta dalla nostra compagna Isabel Magnelli, che speriamo saprà incuriosirvi così come ha fatto con noi!



Ciao a tutti, oggi voglio presentarvi il libro che ho letto e che durante questi mesi ho apprezzato maggiormente; si chiama “ARIA”, di Miriam Dubini.

Questa è la trama ufficiale del libro:
“ C’è un posto dove finiscono le lettere mai ricevute, i regali perduti, le parole taciute. Ci sono occhi che sanno leggere il vento e cuori che possono volare. “Che idiozia!” direbbe subito Greta. Tredici anni e una bicicletta da corsa su cui sfrecciare via appena qualcuno inizia a parlare d’amore. Come la sua compagna di classe Lucia, che invece sembra non pensare ad altro, o Emma che sa tutto sulle questioni di cuore. Greta non crede nell’amore… fino a quando non incontra Anselmo. Diciassette anni, bello come un angelo, misterioso come i pacchi che consegna in giro per Roma a bordo della sua bicicletta. Per scoprire il suo segreto, le tre amiche approdano in una ciclofficina dove accadono cose miracolose. Qui impareranno a riparare biciclette e inventarsi il futuro e scopriranno che Anselmo può leggerlo. Scritto con trame di luce nel vento. Ma quando il suo sguardo incontra quello di Greta, tutto scompare. Nel buio del mistero più grande, dove ogni cosa perduta aspetta di essere nuovamente amata”.

Premetto che tutto ciò che sarà apportato qui sotto è puramente soggettivo,  quindi,  qualcuno di voi potrebbe pensare esattamente il contrario. Iniziamo subito con una riflessione che ho fatto non appena ho iniziato a leggerlo. Questo libro all’inizio  potrebbe sembrare decisamente noioso e banale, ma vedrete che man mano che andate avanti si trasforma, diventando un romanzo fantasy. È un libro che si basa principalmente sull’amore, perciò a molti di voi potrebbe sembrare abbastanza sdolcinato, ma nonostante questo è un romanzo pieno di avventure e fatti misteriosi; fa sognare come fanno i protagonisti del libro. Ad essere sincera in questo libro io non ho trovato aspetti negativi di cui poter trattare, per questo vi elencherò solo aspetti e descrizioni positivi perché merita veramente di essere letto da chi ama viaggiare nel sogno alla scoperta di nuovi segreti. Un principale aspetto nel testo che mi è saltato subito all’occhio è il fatto che i protagonisti non vengano descritti in modo completo,  perché  la scrittrice si è basata principalmente sul far sognare il lettore in modo da  fargli immaginare da solo i personaggi. Oltre a questo c’è anche il fatto che la scrittrice esprime i propri sentimenti apertamente, attraverso i personaggi, anche utilizzando un linguaggio abbastanza volgare, con qualche parolaccia qua e là, o il fatto di introdurre scene che potrebbero verificarsi anche nella realtà, come essere aggrediti da una banda di teppisti. Inoltre nel testo ci sono anche elementi fantastici come il segreto di Anselmo. Questa è stata una delle cose che ho apprezzato maggiormente, cioè il fatto che la scrittrice sia riuscita ad intrecciare in modo accurato e dettagliato il tema fantasy con quello del romanzo d'amore. Consiglio caldamente questo libro perché è in grado di conquistare la curiosità del lettore, ma soprattutto di riuscire ad appassionarlo. È adatto ai ragazzi dai 10 in su, ma anche agli adulti che attraverso la fantasia e il ricordo potrebbero immedesimarsi nei protagonisti e tornare al passato. Spero vi abbia incuriositi, ma non dico più di tanto per non rovinarvi la sorpresa, perché secondo me un libro va vissuto in modo privato, senza rivelazioni! Comunque  a me è piaciuto molto perché sono riuscita a vivere tutte le esperienze con fantasia e passione, quindi il mio voto per questo libro è cinque stelle su cinque!

VOTO: 5 STELLE

Isabel Magnelli

venerdì 19 febbraio 2016

Scrittura creativa giallo - Marta Mantero, Charlotte Von Mallasz, Davide Fazio, Elisa Barsella



Ecco a voi un avvincente e originale racconto giallo, ideato e scritto a catena dai nostri compagni Marta Mantero, Charlotte Von Mallasz, Davide Fazio e Elisa Barsella!

Il tombino

Si sentì un tonfo incredibile uscire dai tombini della periferia di New York. Da uno in particolare straripavano lordure di tutti i generi e quello, posso assicurarvi, che non fosse un bello spettacolo.
Io mi chiamo John e, grazie a questo problema fognario, ho vissuto una delle avventure più paurose e inquietanti della mia vita.
Ma partiamo dal principio.
Tutto incominciò quando vidi degli idraulici entrare nel tombino sulla terza strada esattamente di fronte a casa mia. Mi misi ad origliare e i loro commenti erano tutti del tipo “ma che puzza”, “questa puzza mi insospettisce”. Dopo alcune ore la sirena di un'ambulanza mi svegliò e, spostando le tende, vidi arrivare le auto che si fermavano attorno a quel tombino. All'inizio non ci feci caso e tornai a dormire. Arrivò notte fonda e io essendo sonnambulo feci la classica gita per la casa, ma qualcosa andò storto, mi ritrovai fuori per strada e la mattina mi risvegliai al freddo, in un luogo umido e puzzolente, di fianco a un uomo, morto.  

(Marta Mantero)

Era tutto buio ma riconobbi perfettamente la sagoma di quell'uomo a poco meno di cinque metri da me. Per fortuna vicino alla vittima c'era un piccolo portachiavi che probabilmente gli era caduto dalla tasca. Illuminai il ragazzo e notai un taglio apparentemente profondo sul collo rosso e una fune all'altezza dell'orecchio. Mi guardai attorno in cerca di un'uscita, non riuscivo davvero a capire come fossi arrivato qui. Qualcosa mi sfiorava la testa, probabilmente un insettino o semplicemente era una mia impressione. Sentii qualcosa di liquido scendermi lungo la tempia. Toccai con la mano la mia guancia e mi accorsi che quello strano liquido era sangue. Alzai la testa e constatai che ciò che mi sfiorava la testa era una fune spezzata a metà. Quel pezzo di corda accanto alla vittima era l'altra parte. Mi venne l'istinto di guardare in basso e notai una cassa rovesciata. Mi sembrava proprio il caso di un'impiccagione, ma restava ancora da scoprire chi era stato, chi fosse quell'uomo, perchè e quando era successo l'omicidio. Finalmente circa 50 metri più in là trovai un'uscita con una scaletta malridotta e vidi la chiara luce mattutina. Erano le 4:59 di notte eppure nella città c'era già una luce confusa.

(Charlotte Von Mallasz)

A quel punto mi ritirai in casa e chiamai la polizia.
La polizia arrivò il mattino seguente a fare un sopralluogo. Il detective Conan fece esaminare l'arma del delitto, ma niente, nessuna impronta lasciata dall'assassino. Conan decise di dare un'occhiata al suo rifugio. Appena entrato il detective ebbe un colpo allo stomaco per l'ansia di quell'inquietante posto infestato da topi, insetti e bottiglie di vodka ovunque. Conan convocò sua moglie. Ella gli disse che erano divorziati perché dopo aver perso il lavoro aveva incominciato a bere e non voleva che suo figlio vedesse  come si fosse ridotto suo padre. Jacob Dallas, la vittima, lavorava in un'officina meccanica, ma venne licenziato perché minacciava Eric Boston perché non gli dava tanti soldi. Conan convocò anche tutte le persone del posto in cui era avvenuto l'omicidio ed a tutti fece la stessa domanda, se avessero sentito o visto qualcosa la notte dell'omicidio. Ma nessuno, nessuno aveva visto niente, tranne un bambino di 8 anni che quella notte non riusciva a dormire. Sentì delle urla, si affacciò alla finestra e vide un uomo a volto coperto con una tuta nera che strangolava la vittima.

(Davide Fazio)

Il bambino era sotto shock e continuava a piangere. Conan cercava di tranquillizzarlo, ma senza risultato. Gli chiese come fosse fisicamente l'uomo e lui rispose che era abbastanza alto con la pelle molto chiara e gli occhi neri come il petrolio. Il detective se ne andò, ritornò dalla moglie del morto e le chiese se il marito avesse dei nemici, ma lei negò e l'intervista finì. L'unico sospettato rimaneva il capo di quando lavorava in officina che avrebbe potuto ammazzarlo per ripicca, ma non si escludeva l'ipotesi del suicidio. Non si riusciva a capire il perché di così tante bottiglie sul luogo del delitto. Purtroppo l'acqua stagnante aveva lavato via le impronte digitali dalle bottiglie di vodka, ma per fortuna attaccati al nodo della corda dell'impiccagione c'erano delle impronte, anche se molto confuse. La squadra di polizia scientifica fu molto brava e ricondusse le impronte a un certo Mattew Sartorius. Mattew era un uomo sulla quarantina, sposato e rimasto vedovo pochi anni dopo il matrimonio, lavorava come magazziniere presso un'azienda di assorbenti ed era un grande amico di Eric. Tornava tutto. Eric ingaggiò il suo amico d'infanzia per ammazzare Jacob che non finì di ricattarlo anche dopo il licenziamento. Eric prima gli fece perdere i sensi soffocandolo con le mani e poi, per far credere che fosse un suicidio lo impiccò e lo ammazzò definitivamente. Sia Eric che Mattew finirono in prigione. Mattew confessò e venne condannato a soli 20 anni di galera mentre a Eric toccò l'ergastolo.


(Elisa Barsella)

 

giovedì 18 febbraio 2016

Poesia è...

Cos'è la poesia? E qual è la funzione del poeta?

Dopo aver letto alcune definizioni citate da scrittori del calibro di Shakespeare, Baudelaire, Umberto Eco, etc... la prof ha chiesto proprio a noi di esprimere una riflessione personale su questo tema.. e ci siamo accorti che siamo riusciti a ricostruire insieme quasi tutte le mille sfaccettature del concetto di poesia e dell'essere poeta!

Ecco a voi alcuni dei nostri commenti:

"Poesia è un testo scritto e interpretato in modo libero. Può voler esprimere tanti sentimenti, ogni parola è scritta col cuore e viene dall’anima del poeta, che riesce ad interpretare la realtà e i sentimenti in modo diverso dagli altri per poi trascriverli. Scriverli in modo fluido e artistico, quasi come un’opera che viene dipinta, perché si vuole lasciare una traccia di sè o dare, urlare un messaggio, magari non ascoltato e compreso dagli altri. Secondo me un poeta potrebbe anche scrivere per liberarsi da possibili apprensioni che gli vengono dall’esterno. Può scrivere contro la sua volontà, di getto e pure contemplando e disprezzando allo stesso tempo il suo lavoro. Insomma, il mestiere del poeta è complicato e, di certo, non adatto a tutti. Dal mio punto di vista bisogna lasciarlo fare a persone a cui piace per poi, successivamente, leggere e studiare le poesie da loro stese. Non bisogna sforzarsi di comporne qualcuna, anche perché spesso i risultati sono pessimi."

Marco Battaglia



"La poesia per me ha un ritmo troppo lento, a volte banale, per questo non è nelle mie letture preferite. Però devo ammettere che ogni tanto il poeta, attraverso immagini e colori, riesce a conquistare l’animo di molte persone. A volte i poeti con poche parole riescono a esprimere il proprio pensiero, mentre con lunghe descrizioni riescono a far capire le vicende umane. Per capire una bella poesia bisogna entre nell’animo del poeta."

Andrea Biadigo



"La poesia secondo me è una forma d’arte.
La poesia vive per sempre, cioè le generazioni dopo il poeta possono viverla e provarla come un’avventura o può essere immaginaria, quindi frutto della fantasia del poeta, una poesia di lodi quindi una poesia d’amore.
Le poesie immaginarie servono per attirare l’attenzione e per stimolare la curiosità dei lettori; può anche essere il sogno del poeta o un ricordo.
Il lettore, con la propria voce interpreta il testo aggiungendo una forma teatrale. Con la poesia si riescono ad interpretare gli stati d’animo.
I più importanti poeti da noi studiati finora sono soprattutto italiani, in particolare fiorentini.
Per scrivere poesie non sono sempre necessarie tecniche particolari o metriche.
Il poeta si ritiene un veggente con un immenso numero di sensi, egli può sembrare un autore che cerca di interpretare i suoi sentimenti usando la poesia."

Matteo Brembilla



"Per me la poesia è una canzone: puoi non ascoltarla per anni, ma il suo ritmo e le sue parole ti rimarranno sempre dentro, come se fossero scritte con inchiostro indelebile."


Carlotta Butti




"Per me la poesia è un mezzo per scrivere ciò che non hai il coraggio di dire a voce e tramite cui il poeta si esprime."



Christian Calabrese


"La poesia è un modo di esprimere agli altri, parole, pensieri e sentimenti interiori, attraverso dei versi o delle rime."

Andrea Chironi



"...la poesia...
La malattia  del poeta per la quale non c’è una cura materiale… i suoi sintomi sono un’incessante ispirazione dovuta spesso a malinconia, gioia, solitudine, impotenza o incomprensione seguiti da una completa ostinazione di sfogo. Ma non è il caso di disperare: la poesia è la malattia più bella che si possa avere e per la quale, colui che ne soffre, si sente il più sano al mondo. A differenza di altre, la poesia, non è una malattia contagiosa: chiunque ne soffra ne deve andare orgoglioso, perché al mondo non c’è nessuno più libero di così.
…il poeta…
Colui che è malato di poesia, la malattia più bella del mondo, perché al mondo non esiste persona più libera del poeta. In fondo tutti siamo poeti, ma non della stessa poesia; ognuno ne coltiva una sua personale che un giorno, si spera, diverrà la memoria di un passato."
Anna Colombo



"Per me la poesia è una forma di espressione molto creativa e divertente, è un pò l'animo di una persona, è simile a un diario non solo personale però"


Enrico Gilardoni

"Per me la poesia è una porta che ti apre la via del sogno, chiudendoti gli occhi e lasciandoti viaggiare nello spazio senza pensieri!"
Isabel Magnelli

"Per me la poesia è volare e abbandonare i lati negativi della rude realtà quotidiana.
Per me la poesia sono quei pochi secondi, quegli attimi, quei minuti in cui finalmente qualcuno ti capisce e tu leggi quel qualcuno tramite quelle righe e riesci a comprendere il suo stato d'animo, quel qualcuno è il poeta.
Per me la poesia può essere qualsiasi cosa, un messaggio, una parola, un rimprovero, una canzone, una persona, basta vedere con gli occhi di un poeta, chiunque può essere un poeta, per chiunque qualunque cosa può essere poesia."


Marta Mantero

"La poesia secondo me è esprimere con le parole dei sentimenti, delle sensazioni con un linguaggio musicale e sintetico; cioè con poche parole, ma piene di significato.
Il poeta analizza i propri sentimenti e li esprime con le parole, oppure scrive sul foglio tutto ciò che sente dentro di sé e che gli suggerisce il cuore."

Alice Senafarre


"Secondo me la poesia é ...una creazione di un mondo fantastico oppure reale attraverso la quale il poeta esprime emozioni e sensazioni che riesce a percepire  anche il lettore.

Per il poeta è un’armatura che lo protegge e attraverso essa riesce a trasmettere le sue emozioni che nella vita reale non riesce a esprimere a parole."

Giorgia Stimolo